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Teatro

Teatro dell’Orologio – Roma

Il Grigio

di Giorgio Gaber e Sandro Leporini

A 10 anni della morte di Giorgio Gaber, per la prima volta
la Fondazione che porta il suo nome ha autorizzato un'attrice
alla messa in scena del testo, che utilizza le musiche originali
che hanno accompagnato il grande artista scomparso

Una donna perseguitata dalle proprie indecisioni, decide di trasferirsi in campagna lasciando la modernità fuori della porta e costruisce un’oasi di pace dove neanche la televisione la può disturbare.

Ma un ospite inatteso ed indesiderato le ruba quella serenità interiore che tanto aveva cercato. È il grigio. Un topo. Un animale che risulta una sofisticata macchina da guerra, capace di farle sviscerare le paure più inconsce.

Bellerofonte e Chimera, Achab e Moby Dick, ma anche Tom contro Jerry... i due protagonisti si rincorrono in una esilarante caccia al topo con trappole, strati di colla ed il gatto che viene umiliato dalla personalità più accesa del Grigio.

Luisa Marzotto, con molta carica emotiva, si misura con uno dei testi celebrati nel famoso monologo di Giorgio Gaber, convertendo l’interpretazione maschile in una lettura al femminile con un ritmo cinematografico senza perdere la matrice teatrale.

Seguendo il lavoro, si può immaginare la difficoltà di esecuzione del testo, ma con maestria, l’interprete riesce ad addolcire l’insieme grazie ad una interpretazione fresca e divertente pur rispecchiando in modo imbarazzante la cultura del presente.

In programmazione dal 15 al 20 gennaio 2013


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)