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Editoriale

Nelson Mandela

di Dante Fasciolo

Poche parole, oggi, lo stretto necessario per ricordare a me stesso, seppure in sintesi, la grandezza d’animo di un uomo mite, ma deciso, forte e tenace, la cui volontà unita all’esempio è riuscita a piegare, per amore dell’intero suo popolo, una delle più dure condizioni di vita umiliata, mortificata, disprezzata, ferita nell’orgoglio e nella dignità.

A lungo in Sud Africa, i bianchi colonialisti hanno oppresso e represso senza vergogna, e inutile è stato ogni tentativo di conciliazione nella giustizia.

La separazione sancita per legge tra bianchi e neri ha scavato profondi solchi e seminato lutti e miserie.

Ma un uomo mite, deciso, forte e tenace il cui nome si traduce in “colui che spezza i rami” è riuscito a spezzare l’intero tronco dell’albero del male cresciuto nella sua terra-giardino.

E la fievole luce della candela che accompagnava i suoi studi giovanili gli ha permesso di distinguere i contorni contorti del suo paese e la precarietà della vita sociale.

Ha parlato, ha alzato la voce, ha combattuto... ma il regime non sopporta, non perdona.

Tuttavia, lunghi anni di carcere non hanno indurito il suo cuore che ha continuato a nutrire i sentimenti e le speranze di un intero popolo... e quella luce di candela si è alfine rivelata come grandiosa luce di un nuovo giorno.

Nessuna recriminazione, nessuna vendetta... la grandezza di un uomo vero come pochi sul fronte della politica e dell’impegno per il bene comune.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)