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Piccoli Grandi Musei Italiani

Bicicletta regina di libertà

di Alessandro Gentili


   

Tempo d’estate, vacanze, libertà... e che c’è di meglio di una bicicletta a simboleggiare questo tempo? Le nostre strade, miracolosamente, ne sono invase e il rincorrersi delle agili ruote sembra far volteggiare tutt’intorno un’aria nuova e cordiale. Dunque parliamone, con l’ausilio di un luogo deputato, visitato all’uopo.

Dall’elenco del Club Italia Musei Ciclismo, abbiamo puntato il mouse sul “Museo Storico della Bicicletta” di Cesiomaggiore in provincia di Belluno. Lo abbiamo scelto perché è indicato come uno dei migliori e più completi d’Italia e forse d’Europa e anche per la sua storia.

Il padre e oggi giustamente direttore del Museo è Sergio Sanvido, nato in questa cittadina nel 1928 il quale ha dedicato l'intera vita alla bicicletta: il riparatore all’inizio, il restauratore e il commerciante di biciclette quando la passione diviene incontenibile, dal 1946 al 1949 ciclista nelle competizioni sportive; e da più di venti anni, protagonista di nostalgia, collezionista biciclette di tutto il mondo, con l’intento di dare vita ad un museo.

   

Il sogno si è rivelato realtà il 29 giugno 1997, in casa Sanvido, prende il via la prima versione del Museo Storico della Bicicletta dedicato alla memoria del veneziano Toni Bevilacqua, campione del mondo dell’inseguimento negli anni 1950 e 1951.

Successivamente Sanvido ha voluto regalare la sua collezione al comune di Cesiomaggiore che ha provveduto, con l'aiuto della Fondazione Cariverona e della Regione Veneto, alla collocazione di questa preziosa raccolta di biciclette, accessori e memorie del ciclismo nazionale e internazionale. Finalmente, 170 pezzi hanno trovato un degno contenitore, creato appositamente per loro, all’ultimo piano della scuola elementare di Cesiomaggiore e, il 31 marzo 2007, la nuova sede del Museo Storico della Bicicletta “Toni Bevilacqua” è stata inaugurata alla presenza di tanti campioni del ciclismo del passato e di numerosi appassionati.

   

Così, il simbolo di libertà e indipendenza per antonomasia, compone qui la sua storia e presenta la sua variegata molteplicità. Ogni bicicletta si presenta con la propria carta di identità e sono suddivise sia per periodo storico che per tematica: bicicletta da bambino, da lavoro, da guerra (!), da turismo, da competizione...ordinatamente grazie ad una attenta e rigorosa gestione della Fenice Società Cooperativa Sociale di Feltre.

Il più antico modello è del 1791 - un celerifero - poi ci sono bicicli italiani, inglesi, francesi e americani dell’Ottocento e dei primi anni del Novecento. Fra le tante biciclette appartenute a campioni sportivi, quelle leggendarie di Coppi e Bartali, in bella mostra accanto a quelle di Moser, Saronni e Pantani.

A catturare l’attenzione sono soprattutto gli interessantissimi dettagli di alcune biciclette d’epoca: fanali con candele, selle arieggiate, scopini sui parafanghi e molto altro. Nel museo non ci sono solo biciclette, ma anche tantissimi cimeli, accessori, foto, magliette, vecchie copertine, quelle disegnate a mano, della “Domenica del Corriere” dedicate al ciclismo, e, in fase d’allestimento, una piccola storica officina artigiana.

Al centro del museo è posto un anfiteatro con un doppio schermo al plasma dove si possono proiettare i dvd sulla storia della bicicletta: Giri d’Italia e Tour de France dei tempi andati e registrazioni di altre corse prestigiose. La visita al museo ci fa dunque rivivere, sotto molti punti, gli oltre 100 anni della storia del ciclismo.

   

Un’ultima nota, per quanti si ostinano a viaggiare in auto anche per minimi spostamenti in città e in periferia, è firmata Ivan Illich: “La Bicicletta richiede poco spazio. Se ne possono parcheggiare diciotto al posto di un’auto, se ne possono spostare trenta nello spazio divorato da un’ unica vettura. Per portare quarantamila persone al di là di un ponte in un'ora, ci vogliono dodici corsie se si ricorre alle automobili e solo due se le quarantamila persone vanno pedalando in bicicletta”.

   


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