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Parchi e Oasi dello Spirito

La Maiella di Celestino V

di Dante Fasciolo

I luoghi di culto della Maiella: tanto numerosi che Francesco Petrarca definì la montagna "domus Christi". Ma può una montagna essere la Casa del Signore?

Se sì, questa è la Maiella. Quaranta, forse più, sono i luoghi di culto, per lo più eremi, nascosti nei più remoti anfratti, nei più solitari valloni del parco nazionale. Alcuni raggiungibili in auto, altri solo a piedi e, spesso, con percorsi non facili. Di sicuro la zona a più alta concentrazione si trova nel versante occidentale della Maiella, lungo due profonde vallate contigue: quella di S. Spirito e quella dell’Orfento.

Qui i numerosi eremi rupestri ricordano la figura di un santo che, a lungo, condusse vita ascetica tra la Maiella e il Morrone: Pietro da Morrone, il futuro papa Celestino V. A lui non tanto si deve la costruzione ex novo degli edifici, quanto una loro ristrutturazione.

Non di una sola Oasi dello Spirito, scriviamo oggi, ma di più Oasi, disseminate in un Parco di non vaste dimensioni, ma sicuramente di grande fascino dal punto di vista ecologico e ambientale e per la singolare presenza di flora e di fauna.

Vale la pena di di ricordare, per la fauna, la ricchezza di specie che ammontano ad oltre 2100 entità, oltre il 65% della flora abruzzese e quasi il 30% di quella italiana. Tra queste assumono particolare rilievo la Soldanella del Calcare e il Fiordaliso della Majella, scelte rispettivamente come elementi simbolo dei giardini botanici del Parco, e la Pinguicola del Fiori, entità esclusive del Parco.

   

Tra gli animali ecco il Lupo Appenninico, specie simbolo del Parco, con una popolazione costituita da circa 10-12 branchi differenti che si nutrono quasi esclusivamente delle prede naturali presenti nei diversi ambienti che caratterizzano il territorio del Parco.

E l'Orso bruno Marsicano che vive stabilmente nel territorio del Parco, più frequente e regolare, durante tutte le fasi del ciclo biologico, nel settore meridionale dei Monti Pizzi, e con diversi individui che frequentano sempre più regolarmente anche altre aree della Majella e degli altri principali massici montuosi del Parco.

Ma torniamo agli Eremi; il primo lo si raggiunge da Roccamorice, ed è uno dei più famosi, l'Eremo di San Bartolomeo. Da Roccamorice si seguono le indicazioni per S. Spirito e, in prossimità di Case Pagliaia, si lascia la strada asfaltata per prendere a destra la sterrata per S. Bartolomeo, fino al parcheggio poi a piedi si percorre la larga traccia che, in breve, porta ad una croce in ferro affacciata sull’orlo del dirupato Vallone di S. Bartolomeo. Qui si va a sinistra, in discesa, perdendo quota su una scalinata che, nel tratto conclusivo, percorre un tunnel scavato nella roccia giungendo all’eccezionale Eremo di S. Bartolomeo, spaventosamente proteso verso la dirupata vallata.

Questo Eremo è straordinariamente spettacolare e solitario:  fu ricostruito nel XIII secolo da Pietro da Morrone sotto un’impressionante bastionata rocciosa. Il piccolo edificio, a cui si giunge con una scalinata scavata nella roccia, è meta, il 25 agosto, di una frequentata processione. Dal 1274 al 1276 Pietro visse qui in preghiera, ma la sua fama faceva accorrere al luogo, troppo facile da raggiungere, migliaia di fedeli. Il futuro papa decise allora di spostarsi in un luogo più remoto, in una vallata allora impenetrabile: quella dell’Orfento.

Visitato il piccolo romitorio si ritorna all'auto e si continua sulla strada sterrata. Questa confluisce infine sulla strada asfaltata che, presa a destra, porta all'Eremo di Santo Spirito.

L'eremo è uno dei luoghi di culto più importanti della Maiella. L’edificio risale a prima del Mille ed è certo che vi dimorò anche papa Vittore III, nel 1053. Ma fu Pietro che, alla metà del XIII secolo, riscoperse il luogo ascetico ristrutturando l’edificio e qui vivendo con alcuni eremiti. Qui è la Scala Santa che sale a due balconate rocciose dove, probabilmente, restavano in preghiera i monaci. Sotto la chiesa si può poi visitare la grotta dove vissero i primi eremiti e sulla quale fu edificato il monastero.

Probabilmente anche l’altro eremo della Valle dell’Orfento, l'Eremo di S. Onofrio, fu ristrutturato da Pietro da Morrone, anche se non se ne hanno notizie certe . La più facile via di accesso alla valle e all'eremo è dalla località S. Croce, nella parte alta di Caramanico, dove vi è il centro visita della Forestale, per accedere alla valle ci vuole, infatti, l'autorizzazione del Corpo Forestale.

Poco oltre Caramanico, lungo la statale n. 487, si trova il bivio con la minuscola lingua di asfalto che porta a Decontra. Se si ha intenzione di raggiungere l'Eremo di San Giovanni è necessario raggiungere il piccolo centro abitato. A  Decontra si continua in auto sulla sterrata principale e, al primo bivio, si va a destra continuando fino alla sbarra della Forestale. Qui si parcheggia e, a piedi, si supera la sbarra e si entra nella Pianagrande. All’inizio di questa, sulla destra, una freccia indica il sentiero per la Grotta S. Giovanni. Nel tratto finale, però, il sentiero scompare e bisogna strisciare ventre a terra lungo una cengia rocciosa per arrivare all’eremo.

Eremo di San Giovanni, nella valle dell’Orfento: per quasi 9 anni, Pietro da Morrone, insieme a pochi discepoli, condusse qui una vita completamente isolata. Anzi, quest’ultimo era raggiungibile solo con una passerella in legno che, una volta tolta, lo rendeva irraggiungibile. Infatti oggi, che la passerella non c’è più, l’ingresso all’eremo è un’operazione quasi alpinistica.

L’ultimo edificio voluto o ristrutturato da Pietro fu sulla montagna da lui più amata, il Morrone. Qui, infatti, dopo il periodo di profonda meditazione solitaria dell’Orfento, si ritirò il santo nel 1293, restandovi per circa un anno. Qui ricevette la notizia della sua nomina a papa, e qui tornò dopo averla rifiutata. L’eremo è raggiungibile facilmente da Sulmona salendo alla frazione Badia Morronese dove, nell’ampio piazzale, partono i sentieri, segnalati e ben battuti, per il Santuario di Ercole Curino e per l’Eremo di S. Onofrio.


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