Bella Italia
Civita di Bagnoregio
di Gigi Oliviero
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Poesia in viaggio
di Federica Fasciolo
Per fare poesia è necessario avere un animo meditativo. Bisogna saper scorgere la bellezza delle piccole cose, o provare grandi sensazioni di fronte al mare o al vento, che sia amore o paura poco importa. Ci vuole grande forza, ma senza mai abbandonare la delicatezza... e ancora meglio una certa propensione per l’oscuro, visto che va tanto di moda.
Potrei anche aggiungere che ai tempi nostri non esistono più persone tanto sensibili, frase perfetta per portare a termine in modo dignitoso questo elenco di banalità.
La verità è che non è così semplice trovare un po’ di poesia dappertutto, anche se si potrebbe, e che a volte gli occhi hanno bisogno di qualcosa di diverso per risvegliarsi e collegarsi anche al cuore.
E come è possibile che ciò accada se si è obbligati a pensare sempre alle stesse cose, quando bisogna comportarsi come se il mondo fosse solo una grande catena di montaggio?
È per questo che oggi voglio portarvi fuori, fuori da quel caos a cui probabilmente siete abituati, lontani da quei problemi, da quella catena capace di impedire all’animo più sensibile di sentire ancora, vicini a un posto in grado di far provare una sensazione nuova a chi, invece, il cuore pensava (forse a ragione) di averlo di pietra. E quale posto migliore se non un borgo che vive insieme a noi ma che invece sembra lontano nel tempo?
Lazio. Il borgo nasce su un colle tufaceo, un cucuzzolo, per essere più diretti. È come se le case ci si fossero arrampicate, ma con la natura come nemica: perché prima di dirvi il suo vero nome, a voi animi poetici, dirò com’è conosciuto. Come la città che muore.
Le pareti di tufo franano lentamente, nelle valli sottostanti scorrono dei piccoli torrenti che piano, ma costantemente, erodono la base su cui questo piccolo universo poggia.
Ma aldilà di questa storia un po’ triste, che la poesia considererebbe romantica, rimane lo splendore di Civita di Bagnoregio. Che per ironia della sorte ci porta di nuovo all’elenco scritto all’inizio, ma con i fatti. Perché qui le piccole cose si rivelano a tutti, diventando fondamentali. Il luogo si mostra forte, osserva dall’alto, ma allo stesso tempo è delicato, fragile, perché consapevole del fatto che non resterà per sempre.
Potremmo rimproverare il popolo etrusco per aver costruito questo borgo in un posto sì facilmente difendibile, ma dove in realtà non si poteva, o potremmo ringraziarlo per aver creato una storia affascinante, di chi affonda non per sua colpa, ma che ancora riesce a sovrastare quel territorio bello, anche se crudele, che lo circonda e che lo vuole alla sua altezza.
E ancora non è tutto, perché come nelle migliori storie, la bellezza di questo borgo protagonista non è solo esteriore, ma fatta anche di sostanza: le risorse culturali del territorio sono state valorizzate, tutto perché chi decide di passare lì un weekend possa conoscere davvero i misteri delle vestigia non interpretate, i palazzi rinascimentali, la cattedrale e molto altro ancora.
Non so se dopo aver passato del tempo qui scoprirete di esservi sentiti per un attimo dei poeti. Quello che è certo è che questo luogo ha davvero il potere di isolarci per un attimo da tutto il resto e magari di farci pensare in modo insolito, speciale.