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Costume e societÀ

Castello di Pralormo

...così giocavano i nostri nonni...

Fino alla fine di ottobre, il Castello di Pralormo proporrà ogni domenica visite interessanti e divertenti per grandi e piccoli. All’interno del Castello nel percorso di visita sarà infatti allestita la mostra “...così giocavano i nostri nonni...” che coinvolgerà il Castello, l’antica serra, il fienile e il granaio della cascina “Castellana”. Inoltre i bambini potranno partecipare ogni domenica a attività e laboratori ludico-didattici mentre il parco offrirà prati per giocare e fare picnic.

Allo zio dell’attuale proprietario, soprannominato Doudou, appartennero molti dei giocattoli esposti. L'esposizione guiderà i visitatori in un viaggio nel tempo alla scoperta dei giocattoli che, dalla metà dell’Ottocento e fino agli anni precedenti la II Guerra Mondiale, divertirono i nostri nonni. Trenini, case e mobili in miniatura, libri e trottole, il teatrino delle marionette e la lanterna magica, fotografie di bimbi reali e bimbi di casa, passatempi, pallottolieri e abbecedari, uno dei primissimi “Monopoli”, case di bambole e uno chalet di Biancaneve già siglato Disney, giochi da fare all’aria aperta, giochi di abilità e giochi da tavolo, giochi che invitavano i piccoli a imitare i grandi, i loro mestieri, ruoli e professioni.

Così, nella cucina del castello si potranno ammirare cucine in miniatura, piccole pentole in rame e attrezzi identici a quelli dei cuochi di casa ma anche la miniatura in legno di uno dei primissimi frigoriferi; la stireria accoglierà il piccolo ferro da stiro, l’armadio delle bambole, i loro corredi, la macchina da cucire e i cestini da lavoro delle bambine di casa, cui veniva insegnata fin da piccolissime l’arte del cucito. Nell’office, dove la padrona di casa sceglieva le porcellane per i pranzi, un’incredibile collezione di minuscoli bicchieri di cristallo, piattini di porcellana e posate dal manico d'avorio; sulle consolle della sala da pranzo faranno bella mostra di sé i servizi da tavola per le bambole più raffinate e un negozio di porcellane in miniatura.

      

Nello studio, una piccola scrivania da diplomatico affiancherà lo scrittoio del Ministro, ingombro di carte e documenti mentre nel grande salone si scopriranno le miniature di una locanda, una drogheria, un negozio di fiori, un’aula scolastica ma anche alcuni trenini.

Nella torre sarà allestita la nursery della bambola “Elena”, così chiamata in onore di colei che la donò alla madre dell’attuale proprietario: la Regina Elena infatti regalò nel 1911 alla figlia della marchesa Incisa della Rocchetta, sua dama di corte, questa bambola di porcellana, con un corredo degno di una principessa. Accanto alla culla di Elena, ecco apparire altre bambole, sicuramente altrettanto amate dalle loro proprietarie, e una casa di bambole.

Al padre dell'attuale proprietario furono invece donati la palestra in miniatura, di manifattura viennese, e il cavallino di legno, simboli di una folgorante futura carriera sportiva culminata nelle Olimpiadi del 1924.

Nell’antica serra francese, un’esposizione di giochi basati sulla destrezza, sull’agilità, sulla velocità e sulla coordinazione, che contribuivano a sviluppare abilità che si sarebbero rivelate utili quando il bambino fosse diventato grande: cerchi, trampoli e tricicli, bocce e croquet, racchette da volano e trottole come appaiono nei quadri settecenteschi di Chardin e Wright of Derby. In un grande salone, i giochi dell’oca, il primo “Monopoli”, il domino e tanti altri giochi da tavolo, ma anche il kit del piccolo prestigiatore, l’ingegnoso “perfect tennis trainer” di manifattura inglese con la scatola che riporta la frase “utilizzato dal Principe di Galles”. L'esposizione continua con incredibili e dettagliatissime costruzioni, sia in legno che in veri e propri mattoni, il mitico “Meccano” che forgiò centinaia di futuri ingegneri, un tram di legno e una macchinina a pedali, ma anche un’interessante selezione di libri per l’infanzia, anche in francese, tedesco e inglese, perché molte volte a scegliere i libri per i piccoli erano le bambinaie, francesi, austriache e inglesi. Più recente perché risalente al secondo Dopoguerra ma immancabile, un calcio-balilla chiude idealmente la mostra, facendo nascere in ognuno ricordi di scatenate partite nelle sere d’estate.

Sul finire del '800 il parco fu sovente lo sfondo delle avventure di piccoli beduini, allegre contadinelle e vezzose damine: le fotografie scattate dal nonno dell'attuale proprietario, appassionato di fotografia su lastra, ne sono preziosa e tenera testimonianza. Oggi i bambini potranno farsi fotografare dai genitori, con le loro macchine digitali, nella tradizionale cornice “vestivamo alla marinara”.

      

Il castello di Pralormo propone dunque una giornata divertente, che inviterà i visitatori a riscoprire il bambino che è in loro e ricordare il sorriso che ognuno ha rivolto ad un nuovo giocattolo, ma anche uno sguardo e una riflessione sui significati istruttivi, ricreativi, culturali, pedagogici, antropologici e storici del “gioco”. Se già Platone lo riteneva utilissimo per la formazione del bambino, e se moltissimi sono i giochi che accomunano bambini di ogni epoca e paese, fu infatti solo in età moderna che si riconobbero il valore educativo dell’attività ludica e la naturale spensieratezza dei bambini. All’idea romantica che "il bambino è il padre dell'uomo", così ben espressa da William Wordsworth, lo sviluppo industriale ottocentesco abbinò la produzione in serie di giocattoli: laboratori e fabbriche sorsero soprattutto in Germania, in Francia e in Inghilterra, a Parigi si producevano per lo più automi e bambole dai corredi eleganti, a Vienna teatrini e giochi di società, a Berlino giocattoli di carta, a Londra giochi ottici e meccanici, in Val Gardena giocattoli in legno.

Castello di Pralormo (TO)
www.castellodipralormo.com
info@castellodipralormo.com


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