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Racconto

Le Metamorfosi

di  Ruggero Scarponi

Quel Roderik lì, il gattone nero, aveva delle belle abitudini, lui. Si era sistemato a casa dell’avvocato Lotti e ci faceva il padrone. Dormiva,  mangiava e comandava a bacchetta tutti quanti e se la Ines, la colf di casa gli passava accanto e non stava attenta,  non mancava di darle una bella zampata sul sedere. - Maniaco! - Gli urlava la Ines. Se lo poteva permettere il micio,  perché ci sapeva fare. Nel lavoro, ci sapeva fare. Era un fine giurista e a quel povero Lotti gliene faceva passare di tutti i colori. Come si dice, gli rivedeva le bucce. E come lo derideva, quando impostava male una causa! E se poi si metteva in testa di vincere, nessuno lo poteva contrastare. In quelle circostanze, si chiudeva nello studio con Lotti e poi,  per filo e per segno gli spiegava tutta la causa,  con tanto di gestualità oratoria. Ora avvenne che quel porcellone del barone Tirabassi,  l’avesse buttata in lite,  con i poveri frati della Mentuccia e pretendeva anche di averci ragione. Essendo un maiale, nel senso suino del termine, quello,  al peso spuntava 450 libbre almeno, ci aveva gusto a passare dalla ragione,  pure se aveva un torto marcio. E Roderik ci godeva in quella causa. Quando il babbeo dell’avvocato gli disse che il barone Tirabassi gli aveva telefonato per la “cosa” e che lui, senza entrare nei dettagli, gli aveva risposto che se una causa non si può vincere è meglio non farla, per poco al Roderik non gli venne un attacco di bile. Intanto - “in primis”!-  aveva sbraitato – Che ti dico sempre? Ehh? Rispondi? – e siccome quello, l’avvocato,  non osava ribattere, lui completava la frase - che sei tonto, tonto, uno scemo sei, tu non ci capisci nulla con le cause. Tuo padre,  il salumaio doveva mandarti a fare, altro che l’avvocato! – Chiosava il micio, mentre strizzava l’occhio da mandrillo,  alla Ines. Poi nel pomeriggio,  metteva l’avvocato sotto dettatura e gli spiegava tutto - Se il barone, - declamava - mio intimo amico, ha torto,  è giusto il caso di fargli avere ragione – ma…- lo interrompeva Lotti – quello sconfina abitualmente nella proprietà dei frati, fa man bassa di tutto quello che ci cresce sopra…come fa ad averci ragione?– babbeo! – lo rimproverava Roderik – e  l‘usucapione? Ehh? E il diritto di passaggio?  Dove li mettiamo? Gliela faccio vincere io,  al maiale,  la causa, vedrai. -  E così si fissò anche l’appuntamento. Siccome però che il Tirabassi con le sue 450 libbre non entrava nell’ascensore condominiale,  Roderik pretese che l’avvocato con tutta la famiglia, più la procace Ines, tramite un paranco lo tirassero su,  fino al decimo piano. Quando finalmente il barone porcellone fu tradotto in casa, Lotti era sfinito. E non vi dico i convenevoli con il micio. Barone qua, barone là e micio su e micio giù… una melassa da fare schifo. Poi si chiusero nello studio di Lotti. E come si sentiva grugnire e miagolare,  lì dentro! Con quel farabutto di barone,  Roderik era al settimo cielo. Ines era furibonda – per carità,  Ines – le diceva la signora Giovanna, la moglie del babbeo – non dire nulla,   non contrariamolo o ci va di mezzo il mio Lotti. – Ma signora – ribatteva quella – si rende conto di che razza di maniaco pervertito è quel gattone? -  E sì che se ne rendeva conto la Giovanna… Eccome! E c’inzuppava il pane quella, a tal punto che al marito, gli stava crescendo la coda. Perché si da il caso che il povero Lotti, sfinito dal comportamento di Roderik era caduto in depressione. E il micio, dai che lo punzecchiava, lo umiliava, che proprio non ne poteva più,  pover’uomo. Che dico uomo! Talmente sotto le suole era finito che con la moglie neanche le sue cose riusciva più a fare. E il gattone,  lì tutti i giorni a portare in casa fusti, bellocci e mascalzoni. Insomma la signora Giovanna, mica era male, nient’affatto. E dalli oggi e dalli domani, quella,  c’era cascata!... col belloccio. E come si dice, rotto il ghiaccio una volta…poi era andata giù a rotta di collo. E Roderik,  dai a portare ragazzotti in casa. E la Ines a soffiare come un cobra che se avesse potuto,  a quel Roderik,  glielo avrebbe tirato volentieri il collo. Ma niente,  non si poteva,  perché quello le cause le vinceva tutte. La Ines aveva provato anche a parlare con la signora – Signora, per la miseria, ora basta, ho pena per quel pover’uomo di suo marito, non può umiliarlo così, e anche lei… non è dignitoso!- Come hai ragione, Ines ! – sospirava la Giovanna – ma… hai visto… com’è carino ? - e indicava un giovanotto in tenuta da atleta che era appena arrivato in casa,  col gattone.- Signora,  si vergogni! – sbottava la Ines. E così che all’avvocato era cominciata a spuntar fuori la coda. A forza di subire umiliazioni si stava trasformando. – Per carità! Giovanna – diceva l’avvocato – per carità,  non farlo sapere in giro di questa cosa – e si toccava la coda - Ma no, no, caro, no, stai tranquillo, non dico niente a nessuno… – cercava di rassicurarlo,  Giovanna,  che un po’ di bene gliene voleva e un po’ le dispiaceva a vederlo ridotto come un bue. Perché al Lotti,  gli era cresciuta la coda, ma lui,  lo aveva capito subito che a continuare in quel modo,  poi,  gli sarebbero cresciute…ben altre cose....  


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)