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Costume e SocietÀ

Cosa farò da grande?

Il futuro come lo vedono i nostri figli

Colloquio con il psicoterapeuta

Gustavo Pietropolli Charmet

di Elena Marchini

Essere adolescenti oggi significa iniziare presto a chiedersi “cosa farò da grande?”, ma riuscire tardi a trovare una risposta.



Gustavo Pietropolli Charmet
ha conseguito la laurea in Medicina presso l'Università degli studi di Padova, proseguendo poi il suo percorso con una specializzazione in Psichiatria all'Università di Milano. Ha lavorato come psichiatra, aiuto e primario di psichiatria all'Istituto Paolo Pini di Milano, quindi è diventato assistente e ordinario all'Istituto di Psicologia della facoltà di Filosofia di Milano.È stato docente di Psicologia Dinamica all'Università di Milano.

Tra gli incarichi ricoperti da Charmet: la direzione della scuola di Specializzazione in Psicologia del Ciclo di vita, la presidenza dell'Istituto di Analisi dei Codici Affettivi "Minotauro" e del "Centro aiuto famiglia e al bambino maltrattato"; è inoltre responsabile scientifico dell'associazione "L'amico Charly" e direttore scientifico della collana di Franco Angeli "Adolescenza, educazione, affetti".

Tra le sue numerose e più recenti pubblicazioni:
Regole e castighi in adolescenza (a cura di Franco Angeli, 2001);
La cultura affettiva in un percorso terapeutico (Bollati Boringhieri);
Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti (A. Maggiolini, 2004 Mondadori);
"Non è colpa delle mamme" (Laterza 2008)
"Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi" (Laterza 2010)
"Adolescenza. manuale per genitori e figli sull'orlo di una crisi di nervi" (San Paolo Edizioni 2010).

A detta di molti psicologi, l’età dell’adolescenza è la fase della vita in cui si verificano il maggior numero di trasformazioni psicofisiche. Nell’adolescenza avviene cioè una ridefinizione dell’identità, che è l’esito del superamento di eventi critici e di sfide di natura biologica, culturale e sociale. La proiezione verso il futuro, esemplificata con la famosa frase “cosa farò da grande?” sembra pertanto connessa a una rinnovata conoscenza che l’adolescente ha di sé, del suo mondo interiore, delle proprie risorse personali, familiari e sociali.

In oltre quaranta anni di lavoro psicoterapeutico con gli adolescenti in crisi e nei colloqui con i loro genitori, lo psichiatra Gustavo Pietropolli Charmet ha constatato però che i ragazzi sono preoccupati e angosciati nell’affrontare il futuro, e hanno paura di affrontare quelle sfide e quei cambiamenti che dovrebbero essere propri dell’età adolescenziale. I ragazzi temono cioè di non essere capaci di uscire dall’adolescenza, di non essere capaci di diventare adulti, e al contempo i genitori hanno paura di non sapere come e cosa fare per aiutarli.

      

Da queste riflessioni è nata l’idea del nuovo libro di Gustavo Pietropolli Charmet, Cosa faro da grande? Il futuro come lo vedono i nostri figli, pubblicato da Laterza. E nella premessa scritta dallo stesso Charmet, è focalizzata subito un’immagine di futuro alquanto buia e difficile, infatti scrive l’autore che mentre sta lavorando a queste pagine, cercando di illustrare quale sia la chiave di alcuni comportamenti giovanili “a Londra ed in altre città inglesi gruppi di giovani stanno mettendo a ferro e fuoco il loro quartiere o migrano verso il centro lasciando dietro di sé vandalismi, devastazioni… Qualcuno mi ha chiesto perché succeda tutto questo; ebbene penso che una delle motivazioni sia la seguente: a questi giovani sta morendo il futuro, e allora o protestano o tentano di rianimarlo e di tenerlo in vita… Questi ragazzi, ai quali è venuto meno il futuro, protestano accendendo un falò visibile a tutti gli abitanti del pianeta e i bagliori dell’incendio parlano di loro, lasciando intravedere la possibilità che questo incendio possa estendersi nei tanti luoghi in cui i ragazzi si trovano nelle medesime condizioni”.

   

Viene da chiedersi a questo punto, in un futuro così incerto e tumultuoso, quali possano essere i punti di riferimento della scena adolescenziale, e se famiglia e istituzioni possano accompagnare un ragazzo nel mondo adulto. “I genitori di oggi – sostiene Charmet - ritengono di dovere trasmettere al figlio affetto, sicurezza, sostegno, in definitiva amore, piuttosto che regole e valori. Oggi, la famiglia e la società considerano il bambino un individuo competente, buono, relazionale, creativo, cioè un bambino che ha bisogno di essere valorizzato nella ricerca di se stesso, del proprio talento e della propria indole e di conseguenza meno bisognoso di regole. Molti criticano l’abbandono delle regole, perché ritengono che i ragazzi crescano in una situazione priva di conflitti con i genitori, e non si dà loro senso di responsabilità e del dovere”. Ma se la famiglia non è più una figura etica e normativa, anche le istituzioni, come la scuola, dà ai ragazzi poche sicurezze: “È successo – continua Charmet - che la scuola agli occhi dei ragazzi non garantisce più un ascensore sociale, un passaggio da una categoria sociale ad un’altra più elevata, e non garantisce neanche un’esperienza contro la disoccupazione. I ragazzi si chiedono in che senso la scuola possa essere utile per capire qualcosa di se stessi e del mondo, se non sarà utile al loro futuro. La scuola, per gli adolescenti, ha un culto verso ciò che è successo in passato, però, oggi come oggi, i ragazzi sembrano più interessati a capire cosa succede nel presente e cosa sarà nel futuro. E la scuola così come è strutturata non soddisfa questa esigenza sia nell’organizzazione del lavoro sia nella relazione con la natura, con il pianeta e con i grandi problemi del futuro”.

In sostanza i giovani hanno paura del futuro o non si sentono pronti ad affrontare il futuro perché si sentono ingannati da una società organizzata dagli adulti, che ha tolto loro possibilità di crescita, riconoscimenti, e diritto al lavoro.

   

Come sempre avviene nel mondo reale non esistono ricette magiche o soluzioni per progettare la ricostruzione di un futuro in cui si possano realizzare i progetti però: “Sarebbe bello – consiglia Charmet - che i genitori non fossero pessimisti. I genitori dovrebbero aiutare i propri figli a capire che toccherà a loro inventare un nuova modello di sviluppo. La crisi che stiamo attraversando segna la fine di un’epoca, e i giovani devono essere in grado di trovare un modello di sviluppo meno consumistico, più sobrio, più attento alla persona, e forse anche più felice”.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)