Bella Italia
Grotte di Castellana
di Gigi Oliviero
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Grotte di Castellana
di Federica Fasciolo
The hell. Per chi non sa cosa significa e non ha voglia di cercare su google traduttore, lo scrivo io: l'inferno.
Non è una riflessione su dove sia, chi ci sia (anche se potrebbe essere facile da immaginare) o, soprattutto, se esista o meno. Potremmo stare a discuterne per ore ed è ovvio che se pure qualcuno avesse ragione, non lo sapremmo (anche se, volendo, potremmo infiammare uno show televisivo litigando sull'argomento).
Di un luogo che è stato creduto l'inferno nel passato, invece, si può parlare senza scomodare opinionisti richiedenti un cachet e raggiungendo, addirittura, risultati più proficui: cos'altro poteva essere considerato tale se non una grotta impenetrabile ai poveri uomini del passato, senza attrezzature degne di esploratori della realtà (visibile)?
In Puglia, le Grotte di Castellana vennero credute la porta del mondo oscuro; ma quando, nel 1938, si riuscì a capire cosa effetivamente nascondesse quel buio misterioso, si scoprì un complesso di cavità sotterranee tra i più affascinanti.
La grave, la cavità principale, è profonda circa 60 metri. La grotta bianca è dominata invece da una grande stalattite centrale... e ogni volta che si osserva una qualsiasi stalattite o stalagmite, è impossibile non riflettere sul tempo, per noi infinito, necessario a crearle: si sentono gocce cadere dall'alto, che daranno vita a qualcos'altro insieme alle altre che continuano a raggiungerle a intervalli regolari... ma noi possiamo vederle solo per come appaiono oggi, perché una vita umana non è sufficiente a cogliere la loro continua evoluzione.
Particolare è la grotta nera, che ha guadagnato questo nome perché le sue pareti sono diventate l'habitat ideale di piccoli funghi, che le fanno apparire scure. Affascinante è il corridoio del deserto: anch'esso ha meritato un altro "soprannome", quello di Grand Canyon, grazie alla sua colorazione rossiccia (dovuta alla presenza di minerali ferrosi) che lo fa somigliare alla grande gola dell'Arizona settentrionale.
Un altro elemento suggestivo è costituito dalle gallerie, che si aprono improvvisamente in delle grandi caverne, creando un continuo stupore in chi le percorre.
Nel 2011, comunque, l'inferno si è effettivamente impadronito di questo luogo. Ma era "solo" quello di Dante, portato sulla scena proprio in queste grotte, con lo spettacolo "Hell in the cave": qui il pubblico ha potuto incontrare le famose figure infernali, e i versi del poeta hanno risuonato tra le cavità della roccia. Un inferno non composto da tanti gironi, ma schiacciato, che ha raccolto tutti i dannati, insieme.
Ma, tornando alla grave, alzando gli occhi, un grande oculo naturale diventa una porta per la luce, abbagliante.
E basta ciò per far sembrare improvvisamente questo luogo non più infernale, ma divino.