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Fotografia

Jordi Bernadò

Galleria Credito Siciliano, Acireale (CT)

Insula Peninsular. Uno sguardo lucido e ironico. 50 immagini di grande formato, per buona parte inedite, compongono la mostra dedicata al fotografo catalano. Bernadò mescola nella sua fotografia i temi dell'architettura, della città e del paesaggio, creando immagini ambigue sempre sospese tra realta' e invenzione.

50 immagini di grande formato, per buona parte inedite, compongono la mostra che la Fondazione Gruppo Credito Valtellinese dedica, nella sua sede espositiva di Acireale, al fotografo catalano Jordi Bernadò. Sarà una delle più ampie esposizioni italiane sul giovane artista spagnolo, recentemente ospite con un nucleo di opere al MAXXI di Roma. Il sottotitolo dell’esposizione siciliana (“Uno sguardo lucido e ironico”) delinea una delle caratteristiche della poetica dell’autore: l’ambiguità delle sue immagini, sempre sospese tra realtà e invenzione.

Jordi Bernadò è nato nel 1966 a Lleida, Spagna. Vive e lavora a Barcellona. Le sue opere figurano in prestigiose collezioni quali la Fundación «La Caixa», la Fundación Telefónica e il MUSAC in Spagna, la Bibliothèque Nationale a Parigi, la Deutsche Bank Collection. Ha esposto tra l'altro a Madrid, Barcellona, Francoforte, Amburgo, Parigi, New York, e ad oggi ha pubblicato una ventina di opere, la maggior parte presso Actar, editore di Barcellona.

Mostra prodotta e organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese
Galleria Credito Siciliano
Piazza Duomo, 12 – Acireale
Ingresso libero

In questa mostra, cifra per altro presente in molta parte della produzione dell’artista, Jordi Bernadò mescola nella sua fotografia i temi dell'architettura, della città e del paesaggio. “La sua ricerca dei segni che, in questo ambiente, caratterizzano la società e la cultura contemporanee rappresenta il vettore principale della sua creazione”, sottolinea Gabriel Bauret, curatore della mostra. “Egli fa scivolare uno sguardo divertito su dettagli che lui solo sa individuare e mettere in evidenza. E nella forma fotografica che adotta, il colore è indissociabile dalla composizione. Se ha esplorato gli spazi urbani e suburbani degli Stati Uniti, del Giappone e dell'Europa, egli resta legato alla Spagna, incuriosito dallo stato del paesaggio e dagli interni collegati a universi estremamente vari. E nelle sue inquadrature, la realtà somiglia a uno scenario teatrale; le frontiere tra il reale e l'inverosimile si attenuano. Attraverso questa visione del mondo tinta d'ironia si profila non solamente un osservatore attento, ma anche un creatore ispirato; guidato in particolare da autori di teatro del XX secolo che hanno messo in scena l'assurdo e il ridicolo, o ancora il grottesco così come si declina nella letteratura di Cervantes e nella pittura di Goya”.

  

Dietro al troppo pieno di segni, si delinea a volte il vuoto di significato: le immagini di Jordi Bernadò sono lucide e impertinenti, e anche rivelatrici di una civiltà dai contorni inquietanti; in particolare nel suo rapporto con l'arte, la religione e la storia. Alcuni dei tratti che egli descrive sono chiaramente tipici della Spagna, ma molti altri si ritrovano nei paesi del sud dell'Europa - l'Italia -. In fin dei conti, ciò che colpisce del lavoro di Jordi Bernadò è tanto, se non di più, la forma mentis che lo anima quanto i temi e i territori cui egli approda.

“È la realtà che diventa ingannevole e la sua ‘oggettiva’ fotografia altro non fa che documentare. Il suo dispositivo classificatorio assembla solo frammenti di incongruenze e di anacronismi sparsi nel mondo. Colpevoli non sono più fotografi e fotografia ma gli uomini tutti: emigranti nostalgici, religiosi fanatici, viaggiatori insoddisfatti, progettisti immaginifici. E la sua fotografia sembra tornare all'imperativo primario che le fornisce l'illusione di una mendace consapevolezza di essere nel vero”.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)