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Tre domande a…

Carmelo Pace

Presidente Nazionale della Federazione Italiana Teatro Amatori
di Dante Fasciolo

Il recente Congresso Nazionale della FITA – Federazione Nazionale Teatro Amatori ha confermato alla Presidenza l’Avv. Carmelo Pace al quale abbiamo posto le nostre domande:

Presidente, la Fita denuncia circa 20.000 soci, cosa spinge tanta gente ad aderire alla vostra associazione e alle vostre Compagnie?

La passione per il Teatro… È una forza interiore che spinge a superare le tante difficoltà e che porta a sacrificare la vita privata. Per l’attore amatoriale svestirsi dei propri abiti ed indossare per alcune ore quelli dei personaggi che interpreta è come vivere in una realtà parallela dove evadere e ritrovare il proprio equilibrio interiore.

Noi siamo la Federazione più antica. Sin dal 1947 la nostra organizzazione opera nel settore, a partire dai tempi in cui era una costola dell’Enal. Dal 1978 è autonoma ed ormai ha raggiunto una rappresentatività su tutto il territorio nazionale, con oltre 1300 associazioni, strutturate in comitati regionali e provinciali.

Il Congresso ha condiviso di puntare su tre direttrici : servizi ai soci, formazione,- promozione all’esterno della nostra attività.

Tutto come sempre sarà rimesso alla forza di volontà, condita dall’entusiasmo che deriva dal continuo rapporto con il territorio, nella consapevolezza che in questi anni abbiamo creato una grande e solida Federazione che continua a crescere nei numeri e nella qualità delle proposte, nella quale non siamo i soli a credere, ma anche quelli che dall’esterno ci guardano con attenzione ed ammirazione.

  

Il teatro professionale è in forte crisi ovunque; quello amatoriale vive invece una stagione di espansione e gode di grande successo ovunque, c’è un perché, un vero motivo?

Avere alle spalle una Federazione sulla quale poter contare e che abbia un peso a livello nazionale tale da garantire collaborazioni con importanti enti ed organismi nazionali non può che rappresentare un incentivo per il teatro amatoriale.

Se a questo poi si aggiunge che, a livello amatoriale, si fa teatro per pura passione e non certo per “grandi guadagni”, è facile comprendere come alle difficoltà incontrate fa da contrappeso la soddisfazione dell’attore amatoriale di interpretare ruoli, offrire momenti di svago e di impegno sociale ma anche essere mezzo pedagogico nei confronti di molti giovani.

Si fa teatro amatoriale nelle piazze, negli spazi teatrali, nei laboratori e, soprattutto, nelle scuole di ogni ordine e grado. Questo perché il teatro per sua natura tende a formare la personalità, l’espressività, la padronanza di sé e mette l’“aspirante attore” nelle condizioni di comprendere meglio la realtà sociale in cui vive dandogli maggiori capacità critiche e di selezione.

Per le compagnie amatoriali fare teatro è anche un modo per dimostrare che il teatro amatoriale non è di serie B. Anche questa è una leva che spinge verso una sempre maggiore affermazione e diffusione del teatro amatoriale.

Quali sono i testi più rappresentati?

Non si può parlare di testi più o meno rappresentati. Le compagnie dialettali italiane mettono in scena commedie ma anche testi classici. Molti attori amatoriali sono anche autori di testi.

La Federazione, sia a livello nazionale che a livello regionale, bandisce concorsi e attribuisce premi e riconoscimenti ai migliori autori fra i propri affiliati. Quindi non esiste un testo o un genere che viene più rappresentato dall’attore amatoriale. Molto dipende anche dall’obiettivo che le manifestazioni o gli spettacoli si prefiggono.

Obiettivi che vanno dal sociale (sono molte le rassegne organizzate a scopo benefico in favore dei terremotati o degli alluvionati o ancora dell’Avis e della ricerca scientifica contro le malattie genetiche e tumorali) al pedagogico (con i tantissimi laboratori scolastici in cui ai giovani studenti si propongono teatro classico o anche sperimentale) al puro divertimento (con le rassegne in piazza organizzate annualmente) al particolare momento religioso (molte compagnie mettono in scena il Natale in varie località italiane) alle sperimentazioni in cui si cimentano le stesse compagnie.




Il teatro si fa giovane

di Giada Gentili

Giovane come lo sono i ragazzi che hanno partecipato alla terza edizione del concorso teatrale “Prova di regia” svoltasi nel mese di Maggio al teatro Aurora di Velletri.

I ragazzi, non quelli nichilisti di cui parla Galimberti, né quelli liquidi che critica Bauman, sono il volto di un' Italia che è ancora appassionata, coinvolta e coinvolgente, che trascina nell'entusiasmo del teatro.

Ragazzi che partecipando ad una manifestazione, come può essere prova di regia, che per i non-addetti ai lavori, è un concorso teatrale per registi amatoriali in cui si chiede di mettere in scena uno stesso spezzone di uno spettacolo teatrale, non hanno come primo obiettivo vincere, anzi un obiettivo forse non se lo pongono proprio, ma prima di tutto si divertono e quindi fanno divertire.

Teatro, quindi, come mezzo e non solo fine.

Niente scenografie monumentali o giochi di luci che potrebbero distrarre lo spettatatore magari da una messa in scena poco originale, ma solo le persone, il testo, spesso attualizzato e stravolto, che quest'anno è stato “La bottega del caffè” di Goldoni, e il teatro.

La giuria, formata da personalità di un certo calibro come Marina Faggi e Nino de Tollis, Felice Sandro Leo regista teatrale, Claudio Marini artista veliterno e il presidente di giuria Massimiliano Pazzaglia attore televisivo e teatrale, ha avuto di che discutere durante le serate di selezione che sono state domenica 6, venerdì 12 e sabato 13 Maggio; sono state infatti 17 le compagnie a partecipare e solo sei ad arrivare alla serata finale.

I ragazzi interpreti della compagnia teatrale di Sergio Fedeli, vincitore del Premio Prova di Regia 2012 - Città di Velletri

I premi assegnati dalla giuria sono il premio prova di regia città di Velletri (dove ha luogo la manifestazione), gradimento del pubblico e premio da regista a regista in cui i registi esclusi dalla finale sono invitati a votare per uno dei sei finalisti.

Il primo premio è andato a Sergio Fedeli, che con la sua compagnia giovanissima è riuscito a creare un'atmosfera suggestiva e surreale nella sala durante lo spettacolo.

Il premio da regista a regista è andato a Roberto Percoco, che ha proposto una versione comica e sorprendente fino alla fine del testo e che ha recitato insieme ai suoi ragazzi, quasi tutti ventenni.

Il regista Roberto Percoco, vincitore del premio da regista a regista, in scena con i ragazzi della sua compagnia

Infine il premio di gradimento del pubblico è andato a Gentili e Laurenti, due registi al loro esordio, che dirigevano la compagnia più giovane del concorso, con una fascia d'età che andava dai 12 ai 20 anni (registi compresi).

L'entusiasmo con cui le nuove generazioni del teatro hanno travolto la giuria ha conquistato anche il pubblico che ha seguito fedelmente tutte le serate di selezione e la serata finale in cui c'è stato il sold out.

Madrina della serata finale e ospite d'onore l'attrice televisiva e teatrale Gianna Paola Scaffidi, entusiasta del concorso, che ha premiato con Enzo Ardone (presidente della F.I.T.A Lazio), Alessandro Gentili e Fabrizio Mazzalupi dell'associazione culturale Aquerò, i vincitori.

I ragazzi della Compagnia dell'Anello al Naso, vincitori del premio Gradimento del Pubblico

“Questo spettacolo non è merito solo della mia idea iniziale ma quello che avete visto è frutto delle prove durante le quali i ragazzi proponevano cambiamenti e miglioramenti. È stato un lavoro di gruppo”, Sergio Fedeli ha ringraziato prima di tutto i suoi giovani attori che sono stati registi con lui del successo riscosso.

Il concorso Prova di regia quest'anno ha aperto le quinte all'arte come la vivono i giovani: lavoro di squadra, esperienza comune, divertimento e imperfezioni comprese ma affrontate con il sorriso, senza mai la pretesa di non sbagliare.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)