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Arte

Fondazione Corrente, Milano

Piero Gauli

Gli anni di Corrente e la guerra.

a cura di Deianira Amico

Opere storiche e inediti (1936 - 1946). 30 tele che mettono
in luce i suoi esordi, la sintonia con l'espressionismo
di Corrente e il segno della campagna di Russia.

A quasi un anno dalla morte di Piero Gauli (Milano, 1916 – 2012), ultimo rappresentante del movimento di Corrente, la Fondazione Corrente propone una mostra, a cura di Deianira Amico, di opere storiche e inediti (1936 – 1946) che provengono dal Museo Piero Gauli di Verna, collezioni private e dell’artista.

La Fondazione Corrente

L’istituzione, attiva da più di trent’anni nella realtà culturale milanese e italiana, è stata fondata nel 1978 da Ernesto Treccani con Lidia De Grada Treccani, Vittorio Sereni, Alberto Lattuada, Fulvio Papi, Mario Spinella, con lo scopo precipuo di incrementare lo studio relativo al periodo di rinnovamento artistico che va dal Movimento di Corrente al Realismo.
La Fondazione Corrente ospita una collezione permanente di opere di Ernesto Treccani (35 dipinti, 14 sculture, 179 opere grafiche, atelier dell’artista), aperto al pubblico dal martedì al venerdì con ingresso libero; è sede di una biblioteca specializzata di oltre 7.500 volumi e conserva l’Archivio Ernesto Treccani, riordinato e consultabile. Il comitato scientifico della Fondazione vede tra i propri esponenti Fulvio Papi (Presidente), Carlo Bertelli, Zeno Birolli, Vittorio Fagone, Elio Franzini, Antonello Negri, Paolo Rusconi.
La mostra Piero Gauli. Gli anni di Corrente e la guerra si colloca in linea con la promozione di tali studi.

Più di 30 opere in mostra mettono in luce i primi passi del suo cammino artistico, la sintonia con l’espressionismo di Corrente e gli anni tragici della guerra, segnati dalla campagna di Russia e la prigionia nel campo di concentramento polacco di Cholm.

Elena Pontiggia, autrice di un profilo dell'artista pubblicato nel catalogo della mostra, ha presentato in occasione dell’inaugurazione la recente pubblicazione monografica “Il movimento di Corrente” (a cura di E. Pontiggia, Milano, Abscondita, 2012).

La vocazione espressionista di Gauli si rivela già nei primi anni della formazione universitaria: nel 1936-37 è studente di architettura a Venezia, dove riflette sull’importanza del disegno come medium di indagine formale, si sofferma sull'arte gotica e barocca, ne registra una sua interpretazione di linea e colore dimostrando un interesse per l'irrazionale (Bernini, 1936; Gotico, 1937).

   

A Padova, Gauli è studente di ingegneria, nel 1938 esordisce come pittore e inizia un'intensa attività di scenografo per gli spettacoli universitari; il linguaggio della deformazione assume maggior consapevolezza: nei bozzetti per le diverse messinscena (da Pirandello a Pavolini) le scene oblique, i fondali in diagonale, le prospettive forzate e l’asimmetria sono elementi che si riconducono alla lezione del teatro espressionista europeo.

Quando nel 1940 si trasferisce definitivamente a Milano, Gauli ha già condiviso con il gruppo di Corrente esperienze e opinioni; la tavolozza si accende, i temi aprono evidenti parallelismi con gli altri pittori del movimento e nel giugno 1941 avviene la partecipazione alla collettiva della Bottega con Badodi, Birolli, Broggini, Cassinari, Cherchi, Fontana, Migneco, Sassu.

Più che l'influenza degli Ermetici italiani, Gauli risente della scrittura drammaturgica di Beniamino Joppolo per cui realizzerà le scenografie de L’ultima stazione, rappresentata con la regia di Paolo Grassi il 26 giugno 1941 al Teatro dell’Arte della Triennale di Milano e realizzata grazie al contributo degli artisti di Corrente che finanziarono lo spettacolo con i proventi della vendita delle loro opere.

   

Apprezzato nel movimento di Corrente soprattutto per opere dall'acceso cromatismo, una serie di inchiostri su carta rivelano una produzione inedita di Gauli che attraverso il bianco e nero porta avanti una ricerca orientata verso immagini stranianti e visionarie (Composizione con l'anguria, 1941). Il principio di alterazione e trasfigurazione raggiunge nelle opere ad acquerello un punto di non ritorno, fino a trasformarsi in dissoluzione quasi totale della forma raggiungendo risultati al limite dell'astrazione (Figura, 1942).

Catalogo
Piero Gauli. Gli anni di Corrente e la guerra. A cura di Deianira Amico, testi di Deianira Amico, Elena Pontiggia. Ciessegi Editrice

Con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Milano, Comune di Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Comune di Ramponio Verna

Con il contributo di Fondazione Cariplo

Non deve stupire, nell’opera di Gauli, che la produzione di opere ad acquerello “a macchie” di colore si affianchi a quella ad olio di carattere sintetico post-impressionista: esiti formali diversi appartengono alla stessa realtà del fare pittura. Gauli, inoltre, rimarrà sempre vicino al “pittoricismo puro” di Birolli, anche quando Guttuso, Cassinari, Morlotti e Treccani, teorizzeranno la necessità di un realismo esplicito.

In un'opera-manifesto come l'Autoritratto in rosso del 1942, dipinto nell'anno di partenza per il fronte russo, l'artista dichiara attraverso quel pennello che tiene in mano a guisa di strumento di difesa (e di libertà), una semplice verità: “io sono pittore”. In quest'opera, memore della lezione di Sassu, emerge la realtà assoluta del colore rosso, reso ancora più intenso dal contrasto con lo sfondo in cui si apre un bagliore lumeggiante, una ferita o un fuoco di battaglia, quella reale della guerra e quella metaforica della lotta di un pittore al fronte la cui unica salvezza dall'orrore della morte è nella battaglia per non rinunciare all'arte. Alla metà del 1942 Gauli parte per il fronte russo come ufficiale del Terzo Reggimento di Artiglieria Alpina; ogni foglio di carta che trova è prezioso e le poche licenze concesse sono il momento per dipingere con più foga (Autoritratto, 1943). Nel 1943 comincia il rientro dalla campagna di Russia: dopo un periodo di contumacia a Vipiteno ed una licenza a Verna, viene ricostituito il reparto a Merna (Gorizia) dove i superiori combinano, all'insaputa dei reparti, un accordo con le truppe tedesche. Deportato nel campo di concentramento di Cholm, in Polonia, ai confini con la Russia, Gauli realizza le serie dei “disegni verdi” conservati presso il Museo Gauli di Ramponio Verna: “dopo una lunga ricerca fra i campi di prigionia ero riuscito a trovare un lapis copiativo. Mi costò delle sigarette ma mi donò la felicità di poter disegnare. Ebbi anche della carta, era quella distribuita per le lettere. Fu un conforto indicibile per me che giorno dopo giorno mi andavo incupendo nell'impossibilità di esprimere la mia fantasia. Mi rianimai portandomi fuori dal contingente con la gioia del disegnare, perchè avrei, nei limiti, ancora salvaguardato il mio essere artista”.

   

Il ritorno a Verna, nella stretta valle dove aveva passato parte della sua infanzia e giovinezza, diventa dal dopoguerra in poi un rifugio per dipingere. Nel 1945-46 Gauli realizza una serie di opere olio su tavola che recuperano il registro deformante, come accade in Paesaggio intelvese (1945): le strade strette, soffocanti, non lasciano spazio alla vista del cielo; il ritorno a casa si porta sulle spalle angoscia, solitudine e spaesamento. Il personaggio ritratto di spalle è pietrificato di fronte ad un bivio, mentre il paesaggio è sconvolto da forze misteriose; non ci sono compagni di strada, ora è solo, a continuare il suo percorso.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)