#323 - 4 febbraio 2023
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di mercoledi 30 aprile quando lascerà il posto al n° 363 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi un po' di SATIRA - Nasciamo nudi, umidicci ed affamati. Poi le cose peggiorano - Chi non s ridere non è una persona seria (P. Caruso) - l'amore è la risposta ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande (W. Allen) - Ci sono persone che si sposano per un colpo di fulmine ed altre che rimangono single per un colpo di genio - Un giorno senza una risata è un giorno sprecato C. Chaplin) - "Il tempo aggiusta ogni cosa" Si sbrigasse non sono mica immortale! (F. Collettini) - Non muoverti, voglio dimenticarti proprio come sei (H. Youngman) - La differenza tra genialità  e stupidità è che la genialità  ha i suoi limiti (A. Einstein). -
Diario

L'iniziativa del Diario di Conoscenda 2023 - Edizioni Conoscenza
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Poetesse: Sulpicia

La dotta puella che non cela le passioni e ama la città

Ma giova aver peccato. Mi disturba
atteggiare il mio volto alla virtù.
Si dirà che son degna di lui, e lui di me”

Seppur all’ombra di un poeta, in quanto la sua opera letteraria è contenuta nel terzo libro del celebre Corpus attribuito al più celebre poeta elegiaco Tibullo, giunge fortunatamente a noi la figura della poetessa Sulpicia (I sec. a.C.), che può essere definita la Saffo romana e che rappresenta l’unica voce femminile della poesia latina di età classica.

Poetesse: SulpiciaPoetesse: Sulpicia

Sappiamo che apparteneva all’alta società romana; figlia di un celebre oratore, Servio Sulpicio Rufo, e di una donna appartenente alla gens Valeria, sorella di Messalla Corvino, protettore dei poeti elegiaci, tra cui Ovidio e Tibullo. La sua appartenenza alla classe aristocratica le consentì di frequentare insigni intellettuali e la sua attività letteraria si colloca in seno al circolo di Messalla Corvino.

Sono giunte fino a noi undici brevi elegie che costituiscono il “ciclo di Sulpicia e Cerinto”. I primi cinque componimenti celebrano la bellezza di Sulpicia, il suo essere una docta puella, e il suo amore per Cerinthus (forse Cornutus, amico di Tibullo), e sono da attribuire con ogni probabilità a un poeta del circolo di Messalla Corvino. I restanti sei componimenti sarebbero, invece, attribuibili con maggiore sicurezza a Sulpicia.

Con versi molto eleganti, la poetessa canta con coraggio, convinzione e un pizzico di ribellione il suo amore per il giovane Cerinthus secondo i topoi della poesia elegiaca: l’infedeltà dell’amato che la tradisce con un’altra donna (per giunta di bassa condizione sociale), la malattia d’amore, il dolore per la lontananza dall’amato.

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